Fotografia
È strano pensare che fino al 2010 non sapevo davvero niente di fotografia e l’argomento non mi interessava affatto.
Poi è cambiato tutto e oggi potrei dare lezioni di storia e tecnica fotografica.
Da bambino, nei primi anni ’80, ho ricevuto in regalo una macchina fotografica. Era una Kodak Instamatic 155X, una “punta e scatta” che usava pellicole in cartuccia 126, con fotogrammi quadrati da 26mm. È stata una delle esperienze più frustranti che si possano immaginare per un bambino. Aveva il fuoco fisso e nessun comando tranne la leva di avanzamento della pellicola e il bottone di scatto. C’era anche una levetta da spostare sulla posizione di scatto all’aperto o al chiuso, ma nulla che lasciasse spazio all’immaginazione, alla scoperta, all’imitazione giocosa dei fotografi veri.
Forse è stato quell’apparecchio a farmi detestare la fotografia per tanti anni.
Oltre vent’anni dopo, mentre imperversava la degradante moda delle macchinette digitali, ne acquistai una quasi controvoglia. La detestavo, ma mi rendevo conto che alcuni momenti devono essere ricordati con una fotografia.
Era una Kodak EasyShare Z1275. L’ho usata pochissimo perché continuavo a non divertirmi. Anche questa era una fotocamera a fuoco fisso e senza possibilità di modificare alcun parametro. Insomma, regalava momenti di indicibile delusione.
Io e la fotografia
1984
1987
2008
2010
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2019
2023
Nel 2010 ho avuto bisogno di riprendere alcuni scatti in teatro, durante le prove, per studiare la coreografia di una scena. Ma non c’era alcuna possibilità di ottenere immagini chiare con la Kodak: tra il “click” sul bottone e la ripresa effettiva passava troppo tempo. Tornato a casa, ho cominciato a studiare come funzionano le macchine fotografiche.
Dico davvero, non sto scherzando: non sapevo assolutamente niente, né di tecnica fotografica, né cosa fossero le reflex. Ho dovuto studiare per capire quali fossero i limiti di quella piccola digitale e quale genere di fotocamera fosse in grado di superarli.
Così facendo ho scoperto le possibilità espressive e la libertà creativa delle fotocamere “vere”, quelle che permettono di impostare tempo di scatto e apertura del diaframma in base al risultato che voglio ottenere.
Era come per un bambino scoprire per la prima volta l’esistenza dei pastelli colorati.
Mi sono messo a leggere articoli, riviste, siti web, recensioni, schede tecniche e cataloghi di negozi specializzati per capire cosa ci fosse disponibile sul mercato e a quali prezzi. Dopo tre mesi ne sapevo abbastanza da scelgiere una Nikon D90 come prima reflex.
Nei successivi quattro anni ho scattato alcune decine di migliaia di fotografie, divertendomi a esplorare i limiti della mia attrezzatura. Con i suggerimenti di amici fotografi e le uscite di gruppo con chi era già esperto è stato un percorso piuttosto intenso. Ho partecipato a sessioni fotografiche sia in studio che all’aperto, di giorno e di notte, con illuminazioni naturali e non, con soggetti inanimati e con modelle professioniste. Direi abbastanza da arrivare a capire quali immagini mi interessa creare.
A un certo punto ho voluto anche andare oltre la mia attrezzatura. Ho studiato la storia della fotografia, soprattutto dal punto di vista tecnologico e ho preso in considerazione strumenti diversi.
Nel 2014 ho acquistato una Nikon D70s usata, l’ho smontata e l’ho modificata per riprendere solo la luce infrarossa vicina al visibile. Alcuni miei scatti all’infrarosso sono entrati, nel 2019, in un libro collettivo su “Venezia strana”.
Ho esplorato anche la fotografia analogica, lo sviluppo della pellicola e la stampa in camera oscura, secondo le regole del “sistema zonale”, fino a partecipare a un paio di festival di fotografia sperimentale in cui ho potuto osservare e provare tecniche di stampa non convenzionali.
La street photography è quella che più mi piace, sia da guardare che da praticare. Trovo molto interessante anche il ritratto, anche se preferisco evitare modelli e modelle in posa, che trovo artificiose e noiose.
Ho fotografato perfino un paio di matrimoni, per amici che hanno espressamente voluto le mie immagini anziché quelle di un professionista.
Tra i progetti che mi piacerebbe avviare c’è una sorta di “catalogo storico” di fotocamere per comporre una storia della fotografia raccontata attraverso le innovazioni tecnologiche che dalle prime “eliografie” di Niépce hanno condotto fino alle microcamere ad alta definizione delle dimensioni di un bottone che oggi abbiamo tutti in tasca.
Le mie competenze da bibliofilo mi hanno permesso di raccogliere molto materiale utile in questo senso.
Oggi nel mio armadio fotografico ci sono una Nikon D500, due Nikon D90, una Nikon D80 e una Nikon D70 entrambe modificate per l’infrarosso e una mirrorless Fujifilm X100T perfetta per la street photography.
Ci sono anche alcune fotocamere analogiche: una Nikon FM2, una Nikon F90X e una Pentax ME Super. Nulla di particolarmente prezioso, però tutte scelte accuratamente per le loro caratteristiche.
















